Palazzo Domenico Motolese

Palazzo Motolese è fra i palazzi più grandi e maestosi presenti nel centro storico, dotato anche di un giardino e di due imponenti ingressi: quello principale in via Principe Umberto e quello secondario in via Arco Casavola. Il palazzo fu voluto da Domenico Motolese nel 1775, illustre dottore della Martina del Settecento, che affidò la progettazione all’architetto Paolino Damiani, considerato fra i migliori architetti di Lecce. Questo conferma ancora una volta la continua influenza fra il barocco leccese e quello martinese. Sul cartiglio della facciata, collocato sul portale di ingresso, campeggia la seguente iscrizione epigrafica: A.D. / 1775 / DOMINICUS POSUIT DOCTOR MOTULENSIUS AEDES / PRO SE ET AMICIS SI VERUS AMICUS ERIT, (Nell’anno del Signore 1775, il dottore Domenico Motolese costruì una casa a sue spese, per sé e per gli amici, se un vero amico ci sarà). Il prospetto di via Principe Umberto, coincidente con l’ingresso principale e di rappresentanza, si caratterizza da due livelli; il primo dominato dal portale e dalle finestre inserite all’interno di ricercate cornici litiche e il piano superiore, il cosiddetto piano nobile, contraddistinto da balconate con pilastrini sagomati in pietra. Il prospetto del piano nobile è molto più ribassato rispetto allo slancio verticale del piano inferiore, forse per il sopraggiungere di difficoltà economiche che finirono con il smorzare il progetto originale. Doveva trattarsi, senza dubbio, di un progetto ambizioso che è rimasto in fieri, limitando di gran lunga la visione unitaria del progetto originario ascrivibile a Paolino Damiani.
Merita particolare attenzione il portale che è impostato su due pilastri ruotanti a quarantacinque gradi e inseriti all’interno di una ricercata modanatura in pietra. In alto, sotto la finestra polilobata, che crea un continum fra la balconata del piano nobile e il portale principale, si collocano lo stemma familiare e il cartiglio epigrafico. Lo stemma raffigura tre alberi su cui svolazzano tre uccelli; è identico a quello riproposto sull’ingresso posteriore in via Arco Casavola.
L’ingresso posteriore garantiva l’accesso alle aree di servizio (stalle, rimesse per carrozze e altri locale), e si presenta molto più semplice e meno ricercato, privilegiando maggiormente le forme squadrate con un accentuato effetto chiaroscurale. Il portale, leggermente prospiciente rispetto alla cinta, quasi da farlo assimilare a una torretta di avamposto, è contraddistinto da una muratura in bugnato liscio con stemma nobiliare, coronato in alto da una trabeazione abbellita da metope e triglifi. Il limite superiore del prospetto è sottolineato da una fila di colonnine spanciate in pietra, alternate ad erme, che seguono l’andamento della facciata e creano sul portale una specie di terrazzino del belvedere. Fra gli altri elementi decorativi che connotano questo prospetto sono evidentissimi i doccioni antropomorfi collocati nella parte inferiore della balaustra. Questi doccioni sono un esempio evidente di come il barocco metamorfizzi qualsiasi elemento funzionale in una fantasmagorica decorazione che affascini e meravigli.

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