Origini

Generalità

Cittadina della Murgia dei Trulli, posta su una collina dominante la valle d’Itria. L’abitato presenta una pianta quasi circolare, delimitata da un ampio viale che segue il tracciato delle mura antiche. Da diversi punti del paese si gode un incantevole panorama sull’intera vallata punteggiata da trulli.

Storia

1310-1359 I PRIMI ANNI DI MARTINA ANGIOINA, autore WALTER TRONO,  HALLEY EDITRICE

Secondo gli storici locali, le origini di Martina Franca risalirebbero al sec. X, quando sul Monte di San Martino sorse un piccolo villaggio di profughi tarantini, sottrattisi alle continue devastazioni saracene.

La tradizione assegna la fondazione giuridica del borgo, tra il 1310 e il 1320, a Filippo d’Angiò, quartogenito di re Carlo II, nonché principe di Taranto.
Costui sarebbe andato a Roma per omaggiare il papa del primo Giubileo, Bonifacio VIII (1294-1303) e, al rientro nei territori pugliesi, avrebbe provveduto alla risistemazione amministrativa ed economica del suo Principato.

Il nuovo insediamento intendeva raccogliere gente per coltivare terre abbandonate o boschive, consentendo così un migliore controllo della popolazione rurale, che veniva attirata entro le mura cittadine da privilegi di vario genere, secondo il tipico sistema delle bastides francesi.

Una particolarità che diede origine al nome della città, denominata “Franca” proprio per il privilegio concesso ai suoi abitanti e “Martina” in onore di San Martino, patrono della Cavalleria Francese.

Lo stesso Filippo I D’Angiò creò lo stemma della città.

Nel volgere di qualche anno, l’incaricato del principe, Francesco Monteleone, poté quindi munire adeguatamente una città capace di accogliere diverse migliaia di individui. Tutt’intorno, in una fascia di più di tre chilometri, Filippo concedeva agli abitanti martinesi piena autonomia, franca da ogni servitù, onde agevolare l’impianto di coltivazioni e pozzi.
Più che “fondare”, verosimilmente a Filippo d’Angiò toccò “rifondare” Martina Franca su nuove basi politiche, amministrative e, forse, anche religiose: sia amplificando il culto per quel San Martino che la vulgata vorrebbe onorato in zona già dall’alto Medioevo, sia permettendo alla popolazione di “acquare, pascere, ghiandare” e “legnare” liberamente.

Ma una tale libertà non durerà a lungo: nel 1353, re Roberto d’Angiò infeuderà Martina a Pietro del Tocco e, seppure dichiarati (al pari del feudatario) nel 1358 “veri domini et patroni” di un territorio allargato a cinquantamila ettari, i Martinesi non avranno più la possibilità di scampare a tasse e balzelli.

Intorno alla città venne edificata una cinta muraria e torri di difesa, delle quali sono ancora leggibili: la Porta Stracciata, la Porta di S. Francesco, la Porta del Carmine e l’Arco di S. Stefano.
Martina Franca nel sec. XV diventò poi feudo aragonese e nel sec. XVI ducato dei Caracciolo, nobile famiglia napoletana, che nella seconda metà del ‘600, con Petracone V, provvide all’edificazione dell’attuale Palazzo Ducale, sul luogo ove anticamente sorgeva il Castello degli Orsini.

Nel 1646 gli abitanti di Martina, guidati da un fabbro conosciuto come “Capo di Ferro”, si ribellarono al ducato dei Caracciolo che, comunque, custodirono il loro feudo sino al 1827.

Nel ‘700 la città conobbe il suo massimo splendore, che interessò una forte crescita economica, rivolta principalmente al settore agricolo e dell’allevamento, nonché un miglioramento dell’assetto urbano, che conferì un nuovo e spettacolare aspetto all’attuale nucleo antico martinese.

Nel 1799, durante i moti repubblicani, la cittadina prese parte alle idee liberali, sino al 1861 (Unità d’Italia).

Arte

L’antico nucleo, in stile barocco, rimasto intatto dopo il sec. XVIII, conserva palazzi e case con balconi sporgenti e grandi logge a una o a due arcate sovrapposte, che costituiscono un elemento peculiare dell’architettura locale. Fra gli edifici civili dei sec. XVII e XVIII spiccano il Palazzo Ducale (1668), sede municipale, il Palazzo della Corte (1763) e la torre dell’Orologio (1734); fra quelli religiosi, invece, la chiesa della Madonna del Carmine (1730) e quella di San Domenico (1760), dal ricco prospetto. La settecentesca collegiata di San Martino ha una sontuosa facciata, con un gruppo scultoreo in pietra locale (San Martino e il povero) posto sopra il portale, e l’interno, a croce latina, riccamente ornato.

Economia

La maggior parte del territorio è coltivata a viti, con produzione di vino e spumante martina DOC. L’agricoltura produce, inoltre, cereali, olive e foraggi; tradizionale è l’allevamento dell’asino martinese e del cavallo della Murgia, affiancato da quello bovino e ovino. L’industria opera soprattutto nei settori alimentare, dell’abbigliamento, del mobile e dei materiali da costruzione. Una certa importanza ha il turismo artistico e di villeggiatura estiva.

Curiosità e dintorni

Tra luglio e agosto si svolge il prestigioso Festival della Valle d’Itria, promosso dall’Accademia “Paolo Grassi” e dedicato alla valorizzazione di opere liriche inedite o poco note. Nei dintorni sorgono alcune masserie; nella settecentesca masseria Russoli, circondata da mandorli e corbezzoli (russoli in dialetto), si trova un allevamento della rinomata razza asinina pura di Martina Franca, minacciata di estinzione. Il Parco delle Pianelle, che si estende per 600 ettari, ospita un’ampia varietà di uccelli, come l’upupa e lo sparviero, e di specie botaniche, tra cui molto diffuse sono le orchidee selvatiche.

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