Masseria Cavaruzzo

Sulla via vecchia per Alberobello, fra la masseria Luco e la masseria Galeone si trova la masseria Cavaruzzo.

La masseria appartenne fra il 1647 e il 1809 ai domenicani di Martina Franca poi in seguito alla soppressione degli ordini religiosi la masseria fu venduta all’asta. L’impronta dei domenicani, comunque, è tuttora ben visibile, infatti sull’ampio portale che chiude a corte la masseria troneggia il busto lapideo di san Domenico orante. Al di sotto di questo busto c’è una tabella in pietra, definita da una cornice, con su inciso il seguente millesimo e in basso, al centro, c’è uno stemma circolare con su segnato la P. emblema compendiarlo dei domenicani. Questa pietra è il reperto più antico datato nelle masserie di Martina, ma diversi storici sostengono che si tratti di un elemento di riporto che si trovava sul nucleo primitivo della masseria, quando nel 1647 fu acquistata dai domenicani.

Varcando l’ampio portale con copertura a timpano si entra nella corte interamente basolata, qui si affacciano corpi di fabbrica antichi con copertura a pignon, una grande stalla ottocentescae una casa padronale, costruita nel 1878, come si rileva dal millesimo inciso sul portale. Sul parapetto si intravedono le feritoie, lunghe e strette.
E’ interessante il tracciato del basolato nello spiazzo in quanto riproduce per terra in direzione del portale di ingresso la piante di una struttura absidale con una croce in fondo. Forse si tratta della traccia di una precedente struttura oppure di un disegno volutamente tracciato con le basole per terra per simboleggiare una dimora sacra.

Il toponimo di quest’antica masseria probabilmente derivava dall’agnone o del proprietario o del massaro originario di Locorotondo, vissuto tra la fine dell’ Ottocento e gli inizi del Novecento. Dai documenti del cinque-ottocenteschi si evince che la masseria era detta Mangiato (in quanto vicina all’attuale masseria Mangiato) o Buonfiglio e mai Cavaruzzo. Questo appellativo era originario di Locorotondo, dove, già nel Settecento, esisteva una via detta “Cavaruzzo”.

Sul perimetro esterno a ridosso del muraglione intonacato è presente una chiesetta dal tipico impianto tradizionale di una struttura con tetto a pignon. Molto presumibilmente fu eretta nelle seconda metà dell’ Ottocento. La facciata è completata da un campaniletto a vela con campana e con una croce lapidea. L’aula è voltata a botte e ricoperta di calce bianca, infondo c’è un altare lapideo di fattura ottocentesca.
I saggi condotti sulle bianche pareti non hanno rivelato tracce di dipinti murali. La chiesa è tuttora consacrata.

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