Lama

La Lama oggi si identifica come lo scorcio più suggestivo e incantevole del centro storico. Si sviluppa in prossimità del tracciato delle antiche mura difensive che furono smantellate sul finire dell’Ottocento al fine di creare nuovi accessi nel centro storico. Questa ridefinizione architettonica ha creato un nuovo spazio urbanistico che ha assunto le dimensioni di uno splendido anfiteatro naturale, caratterizzato da una composizione spontanea di casupole, ballatoi e scalette che casualmente si incastrano fra di loro in un gioco infinito di volumi e di linee.

Sullo sfondo le casupole, tinteggiate di calce bianca, spiccano per i loro tetti aguzzi che a Martina vengono definiti a pignon, ossia a punta; si tratta di una francesizzazione dialettale del termine latino pinna/pinnae, cioè punta. Queste abitazioni con i tetti a pignon hanno la base a forma di parallelepipedo e sono coperte principalmente da un tetto a doppio spiovente costruito dalle cosiddette chiancarelle (piccole lastre in pietra calcarea locale), e inoltre sono dotate di una sola apertura centrale con una finestra superiore e una canna fumaria. Si tratta di strutture architettoniche primordiali, sviluppatesi nel tardo medioevo in concomitanza con lo sviluppo della città in epoca angioina. Gli esempi presenti nella Lama sono già un ulteriore perfezionamento ed evoluzione del primordiale modulo architettonico medievale, presentando l’aggiunta di nuovi volumi e del loro ampliamento. Questa copertura a pignon si riscontra non solo nel centro storico ma anche nelle realtà rurali, nei complessi delle masserie, destinate a coprire grandi superficie; come le case padronali, le stalle e le neviere.

Qui, nella Lama le case con i tetti a pignon erano destinate ad abitazione o ad attività artigianali, come ad esempio il caseggiato sulla destra che per decenni è stato sede di un’antica bottega di un fabbro e che ha finito per tinteggiare con una patina rossiccia lo spiazzo antistante. Addossata alla parete, sulla sinistra, si intravede la vera di un pozzo di uso comune, segno evidente della condivisione sociale che si viveva all’interno dei singoli rioni.

Il termine lama indica la parte più bassa di un terreno, infatti, questo quartiere era il punto più basso del centro storico e perciò durante i periodi di pioggia le acque che provenivano dai punti più alti affluivano in questa zona, trasformandola in un pantano. Infatti, non a caso, questo quartiere era abitato dai meno abbienti, che loro malgrado accettavano di vivere in condizioni malsane e poco igieniche.

La storia a distanza di secoli ha rivoluzionato il destino di questo luogo, trasformandolo dalla zona più critica e più degradata del centro storico nello scorcio più seducente e affascinante, che d’estate, spesso, diventa un’originale quinta teatrale per accogliere spettacoli e intrattenimenti vari.

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