Chiesa di Santa Maria della Purità

La Chiesa di Santa Maria della Purità si colloca sull’estremità sinistra del complesso conventuale delle Agostiniane. La facciata della chiesa è solennizzata da un portale che mostra una cornice ornata da grani di rosario e da cordoli. Sui lati del portale si allungano due lesene con capitelli corinzi che fanno da spalla a due colonne con capitelli identici e reggenti sul piedritto due imponenti sculture avvolte da morbidi panneggi. Al centro si dilata una finestra mistilinea, inserita all’interno di un cartiglio finemente lavorato con l’aggiunta di cherubini e di volute. A metà altezza della facciata si apre un’altra finestra, questa volta rettangolare, con timpano ed evidenziata da due lesene poggianti su mensole molto sporgenti e sorrette da due cherubini. Quasi alla sommità si individua una lastra di pietra riproducete lo stemma dell’ordine (aquila bicipite con una cintura serrata fra le zampe).

L’interno ha la forma di un’aula rettangolare con l’apertura di cinque profonde arcate per lato. Molto ricercata ed elaborata è la decorazione interna che rientra in uno stile squisitamente rococò prediligendo l’abbondanza di decori in stucco dorato. Sulla parete di sinistra, in alto, si aprono tre finestre mistilinee che filtrano la luce all’interno, mentre sulla parete opposta e su quella dell’altare maggiore, all’interno di cornici mistilinee, sporgono dei matronei con grate spanciate, destinati a celare la presenza delle suore di clausura. La volta è segnata da cinque campate di cui una occupata dalla bussola e dal coro. Sulla volta, sotto il coro, all’interno di una cornice mistilinea, si scorge la tela della Nascita della Vergine, firmata e datata da Domenico Carella nel 1777. Sulla volta della seconda e terza campata sono collocati altri due dipinti, attribuiti a Domenico Carella; si tratta, rispettivamente di San Michele Arcangelo e dell’Assunta. L’ultima cornice mistilinea della volta è occupata da un dipinto del Cuore di Cristo.

Sotto la prima arcata di sinistra si conserva la scultura lignea del Cristo Crocifisso del XVII secolo a cui sono attribuiti diversi miracoli. Lungo le pareti si collocano due altari per lato. Sul primo altare di sinistra campeggia il dipinto della Madonna con Bambino fra i Santi Nicola da Tolentino e Tommaso da Villanova, firmato da Domenico Carella nel 1777. Nella cappella seguente domina la tela con la figura di Sant’Agostino, opera anche questa del Settecento. Sotto la terza arcata, all’interno di due teche, sono custodite le statue settecentesche di Santa Rita da Cascia e di Sant’Agostino in abiti vescovili. Sull’altare maggiore si potrà ammirare, contenuto all’interno di una ricca cornice dorata, un dipinto moderno di Maria Ausiliatrice. Lateralmente all’altare si sono due piccoli sportellini, quello di destra è il cosiddetto comunichino, ossia una finestrella che permetteva alle suore di clausura di ricevere l’ostia nascoste nel convento senza essere viste dai fedeli che partecipavano alla messa in chiesa.

A questo punto volgiamo lo sguardo verso l’ingresso per ammirare in tutta la sua magnificenza il coro che sovrasta la bussola di ingresso. Anche il coro ligneo è evidenziato dalle grate in legno e da una ricercatissima decorazione settecentesca che mette in risalto la cimasa mistilinea, recante lo stemma dell’ordine e le due fiaccole laterali. Sul soffitto del coro si riescono ad intravedere due piccole tele settecentesche; a destra, San Giuseppe e, a sinistra, Santa Rita da Cascia. Gli scranni del coro in legno sono dipinti ad olio da una variegata decorazione di soggetti allegorici, scene di vita rurale, nature morte e vedute paesaggistiche. Sono molto simili stilisticamente alle decorazioni rococò delle porte della Galleria di Palazzo Ducale, infatti, non si ignora la stessa paternità artistica.

Proseguiamo la visita lungo il lato destro. Sotto la seconda arcata si colloca un dipinto moderno del Novecento di San Giovanni Bosco. L’altare successivo dà alloggio alla preziosissima tela dell’Apparizione della Vergine ai santi Agostino e Monica, detta anche della Madonna della Consolazione o della cintura. Nella tela si raffigura la Madonna con il Bambino che porgono la cintura a Santa Monica, in abiti monacali, inginocchiata e a Sant’Agostino, in abiti vescovili. Nel 1998 in seguito ai lavori di restauri si è scoperta la paternità: PAOLO DE MATTEIS DEL 1709. Questi dati erano celati nella parte retrostante della tela e per secoli nascosti da assi di legno. La tela, molto probabilmente, fu commissionata al De Matteis dai duchi Caracciolo, essendoci in quel periodo nel monastero una figlia del duca Petracone V. Il De Matteis, allievo di Luca Giordano a Napoli e di Gianmaria Moranti a Roma, fu un talentuoso pittore riuscendo a soddisfare committenze particolarmente esigenti. Le sue opere si distinguono principalmente per un forte tono narrativo e per una spiccata carica sentimentale ed emotiva, come dimostra l’intradosso della cupola del Cappellone della Cattedrale di Taranto da lui affrescato nel 1713 con la scenografica Gloria di San Cataldo. Sull’ultimo altare fa mostra di sé un dipinto ad olio del XVIII secolo, di autore ignoto, raffigurante l’Apparizione della Madonna con il Bambino a Santa Rita da Cascia. E infine, sulla porta che conduce in convento, si trova un dipinto moderno del giovanissimo San Domenico Savio.

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