Palazzo Ancona

Palazzo Ancona è un esempio affascinante di come la creatività, la varietà, la ricchezza decorativa e la sensualità delle linee barocche possano raggiungere una sorta di apoteosi stilistica compensando gli elementi architettonici con gli elementi scultorei.

E’ un unicum nel centro storico di Martina Franca per la sontuosità scenografica evidenziata dalle due cariatidi giunoniche, velate da un peplo, che sorreggono la balconata sovrastante. La ricchezza scultorea è messa ancor più in evidenza dalla chiave di volta del portale, che lascia spazio ad un enorme mascherone apotropaico il cui volto è inserito all’interno di una conchiglia lambita da racemi molto simili a delle lingue di fuoco.

Il palazzo è databile nel XVIII secolo e non si conosce né la data di fondazione né il nome dello scalpellino. Ma sicuramente l’anonimo scalpellino, con ogni probabilità, si sarà ispirato alle cariatidi del notissimo Palazzo Marrese di Lecce, che presenta caratteristiche similari e dimostrando, ancora una volta, come Martina Franca attingesse dal vasto repertorio stilistico del barocco leccese. Oltre all’aspetto architettonico, sicuramente di pregevole e originale fattura, questo palazzo, nella tradizione popolare martinese, si dice che sia abitato da fantasmi; infatti l’ultimo piano con le finestre moresche è perennemente chiuso e non abitato. Questa vox populi ha ispirato uno scrittore martinese, Mario Desiati, nel suo romanzo, Il paese delle spose infelici (2008), che fra le pagine del suo libro, alludendo a palazzo Ancona scrive quanto segue: “E chissà se quel mascherone pauroso e quelle cariatidi sensuali, in realtà, non celino dietro le loro forme seducenti altri arcani oltrepassando il portale di ingresso!”.

Translate »