L’arciconfraternita del Carmine

L’arciconfraternita del Carmine nacque nel 1713 da un gruppo di terziari che si riuniva in preghiera con i carmelitani della chiesa del Carmine sotto la guida del padre spirituale Paolo Del Giudice. In quel periodo gli adepti si riunivano nei locali del chiostro del convento la cui costruzione era stata iniziata nel 1614. A distanza di un secolo, affianco al convento, abbattendo l’antica chiesa di Santa Maria della Misericordia, sarebbe sorta l’attuale chiesa barocca del Carmine (1730) , destinata a diventare il punto di riferimento religioso del sodalizio. I confratelli con il passare del tempo aumentarono sempre più e così nel 1716 si ritenne opportuno approvare il primo statuto. La confraternita accoglieva persone provenienti da diversi ceti sociali, senza discriminazioni sociali. Vi erano gli artieri della polvere bianca (muratori), i centrari (produttori di chiodi per scarpe), i falegnami, i macellai, i braccianti agricoli ma anche i professionisti. Ma in particolar modo erano iscritti moltissimi carrettieri. Infatti la congrega a Martina viene indicata in dialetto come la confraternita dei trainìri (trainieri) proprio per il numero elevato degli iscritti che svolgevano questa attività. Fra gli iscritti c’era anche chi proveniva da ranghi elevati, come i due figli del duca Caracciolo di Martina: frà Giambattista Caracciolo e don Tommaso Caracciolo, canonico della collegiata.
La divisa che contraddistingue la confraternita prevede un camice bianco stretto sui fianchi da un cordolo, la mozzetta color avana e lo scapolare con l’immagine della Madonna. Solo gli amministratori della congrega hanno la divisa ricamata in oro.
Nel 1780 una sentenza reale attestò la storicità della confraternita del Carmine, seconda in ordine di tempo all’arciconfraternita degli Artieri. Perciò data la sua storicità le fu riconosciuto il titolo di arciconfraternita del Carmine. L’arrivo dei Liguorini nell XIX al posto dei carmelitani creò diversi momenti di contrasto con l’arciconfraternita al punto tale che il sodalizio fu costretto ad abbandonare il convento e trasferirsi altrove. Dopo aver girovagato per diversi anni fra l’ex-convento dei Paolotti, la congrega del santissimo Rosario (chiesa di san Domenico) e quella di santa Pace, i confratelli dietro un’ordinanza ministeriale del 1866 riuscirono a ritornare al convento carmelitano. Da allora l’arciconfraternita ha continuato ad aver l’oratorio adiacente alla sacrestia della chiesa del Carmine con arredi e opere di una certa rilevanza e la chiesetta dell’Annunziata dove dal 1995 è stato allestito un museo dell’arciconfraternita. Fra le opere d’arte importanti custodite dal sodalizio citiamo la meravigliosa tela della Madonna del Carmelo che consegna lo scapolare a san Simone Stock eseguita nel 1720 da Leonardo Antonio Olivieri custodita della sacrestia della chiesa.

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